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ImMondo


Dal lat. immundus, der. di mundus ‘pulito’, col pref. in- 1 •inizio sec. XIV.

/im·món·do/

Peccaminoso, repellente: costumi, vizi i.; un individuo i., turpe.

Che offende o contamina da un punto di vista igienico o religioso.


[...Ma se il mondo dipende da Dio o dall'uomo, fatto a immagine e somiglianza di Dio, se il suo divenire non è eterno ma è l'opera peritura di un Creatore, si comprende da un lato come mai, nel cristianesimo, decisivo non sia il rapporto col mondo, ma il rapporto dell'uomo con Dio, e dall'altro, come mai nella cultura occidentale post-cristiana, l'uomo in quanto Deus creatus, e mago Dei possa pensare di manipolare il mondo, di evocarlo al proprio servizio, nominando le cose in funzione dell'utilità che per lui rivestono. Disprezzo del mondo, distacco cristiano (cristo ha liberato il mondo dal mondo: mundum de mundo liberavit) e possesso scientifico e tecnico hanno la stessa matrice che è biblica e non greca. Staccasi dal mondo, curandosene, significa umanizzare il mondo, smarrire cioè il senso della sua cosmicità, per ridurlo a proprietà sfruttabile dall'uomo secondo i progetti della scienza, o a mondo umano da produrre mediante il lavoro secondo le ipotesi sociologiche che si sono sviluppate in Occidente. Lungo questa via si è giunti al capovolgimento della gerarchia aristotelica, per la quale l'economia, la politica e l'etica, avendo per oggetto l'uomo, non possono essere le scienze più alte, perché altrimenti si presupporrebbe che l'uomo sia l'essere più alto nel tutto del mondo. Ma questa è appunto l'ipotesi biblica, di cui l'Occidente è la fedele esecuzione, sia nel suo tempo antico quando sviluppa un'antropologia dove l'uomo è mago dei e dove Dio s'è fatto uomo, sia nel suo tempo moderno quando, dimentico di Dio, pone l'uomo, come Deus creatus, al centro del mondo, ridotto a terra da sfibrare...]

Umberto Galimberti



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